Portafogli ribelli

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Giovani e finanza

Secondo un recente sondaggio di Banca d’Italia, il 62% dei giovani under 30 ha dichiarato di voler migliorare le proprie competenze finanziarie nei prossimi 12 mesi. In aumento anche la partecipazione a corsi online, podcast e canali social a tema “money”.

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Aumento dei tassi: cosa cambia

La Banca Centrale Europea (BCE) mantiene i tassi di interesse ai massimi livelli recenti: il tasso sui depositi è al 2 %, quello delle operazioni di rifinanziamento principale al 2,15 %, e il tasso marginale al 2,40 % (dati aggiornati al 1° settembre 2025) Banca d'Italia. Queste misure, decise per contenere l’inflazione, si riflettono direttamente sui costi di prestiti e mutui a carico dei cittadini. Per le famiglie italiane il momento dell’aumento dei tassi è già arrivato: i mutui, pur con tassi ancora attorno al 2,7 % (media giugno 2025), trend in calo rispetto ai mesi precedenti, risentono del ciclo di rialzi della BCE, la cui trasmissione si riflette con ritardo nei contratti a tasso fisso o variabile. In particolare, solo una parte dei mutui viene rinegoziata o adeguata, ma per chi ha un tasso variabile o è in fase di rinnovo, il conto può crescere sensibilmente nei prossimi anni. Questa dinamica non riguarda solo i mutui: anche il credito al consumo sta diventando più costoso. A inizio 2025 l’APR medio sui prestiti per consumatori ha superato il 10,4 %, ben al di sopra della media europea ferma all’8,4 %. In Italia, il ricorso al finanziamento rateale è molto diffuso—quasi un quinto di tutti i prestiti rispetto al 9–13 % di Germania e Francia—rendendo le famiglie più vulnerabili alle oscillazioni dei tassi. Sul fronte macroeconomico, i tassi elevati influiscono anche sulla sostenibilità del debito pubblico. L’alto costo del rifinanziamento può comprimere le risorse destinate a investimenti e politiche anticicliche; secondo la Commissione europea, ciò rappresenta un rischio per la stabilità economica di medio termine. In Italia, il debito pubblico ha raggiunto livelli molto elevati e continua a pesare sui conti statali, seppure in un contesto di crescita economica modesta (+1,1 % del PIL per il 2025 secondo ISTAT) Cosa comporta tutto questo per i cittadini?

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